Esistono delle sostanze chimiche la cui molecola risponde all’acidità dell’ambiente nel quale si trovano mediante dei piccoli cambiamenti nella loro struttura. Per la precisione queste molecole hanno la possibilità di presentarsi in due forme diverse, che possono mutare l’una nell’altra anche ripetutamente: una che si presenta quando l’ambiente è più acido, l’altra quando l’ambiente è meno acido (anche se mi rendo conto che non fa parte del linguaggio di tutti i giorni, il contrario di acido nel linguaggio dei chimici sarebbe “basico”, o anche “alcalino”). Quello che chiamiamo ambiente, invece, può semplicemente essere l’acqua che viene a contatto con queste sostanze. Il passaggio da una struttura all’altra è di fatto una piccola reazione chimica, reversibile, guidata esclusivamente dall’acidità circostante.
La famose cartine al tornasole, citate come metafora nel linguaggio di tutti i giorni, sono per l’appunto delle striscioline di carta sulle quali sono state fatte asciugare piccole quantità di sostanze di questo genere in soluzione. Il nome generico per questo tipo di sostanze è “indicatori di acidità” o “indicatori di pH”, in quanto il pH è l’unità di misura convenzionalmente utilizzata per misurare l’acidità.
Come fanno queste sostanze ad indicare alcunché? Semplicemente cambiando colore! Tenuto conto che il colore di una sostanza chimica, quando è pura o quando la sciogliamo in acqua, dipende in primo luogo dai particolari della struttura della sua molecola, sarà sufficiente che le due strutture alternative, quella caratteristica dell’ambiente più acido e quella propria dell’ambiente meno acido, siano caratterizzate da due colorazioni diverse per poter godere di un’utilissima indicazione cromatica che ci farà sapere in tempo reale se l’ambiente intorno all’indicatore in quel momento è più o meno acido.
Esistono indicatori che cambiano colore esattamente in corrispondenza del neutro (pH 7), ma la maggior parte di loro ha il punto di viraggio ad un pH diverso, più o meno acido o più o meno basico. Infatti io non ho mai detto che gli indicatori in genere sono in grado di riconoscere l’acido dal basico, ma solo di mostrare se l’ambiente è più acido di un tot o meno acido di un altro tot. Alcuni indicatori cambiano colore solo quando sono a contatto con sostanze acidissime o estremamente basiche. Per di più è possibile che uno dei due colori non esista, che sia un semplice “incolore”: in questo caso la sostanza passerà da incolore a colorata (o viceversa) al mutare dell’acidità dell’ambiente circostante.
Le macchie di vino sulla nostra tovaglia, ma anche le macchie dei frutti rossi come i mirtilli, le more e i lamponi, funzionano proprio come una cartina al tornasole, anzi, se depositiamo di queste sostanze alimentari su un pezzo di carta assorbente e la facciamo asciugare, abbiamo prodotto una sorta di cartina al tornasole domestica!
Quando alla macchia di vino o di frutti rossi aggiungiamo una goccia di una sostanza acida (ad es. succo di limone o aceto) la molecole dell’indicatore naturale cambierà immediatamente la sua struttura, assumendo quella caratteristica dell’ambiente acido. Nel caso sia del vino che dei frutti rossi queste molecole indicatrici appartengono alla famiglia degli antociani e la colorazione della loro forma acido-compatibile è il rosa, o comunque più chiara e vivace di quella di partenza. Più spettacolare è l’effetto di quando aggiungiamo una sostanza basica, sempre sciolta con un po’ d’acqua… a livello domestico possiamo provare con i vecchi saponi tipo Marsiglia o con la magnesia per digerire. Il colore in questo ambiente basico virerà sul viola-blu. La reazione può essere spostata da un colore all’altro molte volte per aggiunta a turno di quantità di uno o dell’altro componente, finchè la macchia si dilaverà eccessivamente nella quantità di acqua aggiunta.
Lo stesso viraggio (così si chiama il passaggio di un indicatore da una forma colorata ad un’altra) si verifica ancor meglio direttamente nel liquido, senza farlo assorbire da tovaglie o strisce di carta: provate con succo di limone o acqua saponata direttamente in un bicchiere con un po’ di vino o di succo di mirtillo diluito con acqua!
I polifenoli, di cui i suddetti antociani costituiscono una classe importante e coloratissima, sono probabilmente gli indicatori di pH più diffusi in natura ed in modo specifico nel regno vegetale. Anche nell’infuso di tè sono contenuti polifenoli in grado di cambiare colore in relazione all’acidità: avete mai notato che dopo l’aggiunta di poche gocce di succo di limone il tè assume una colorazione diversa? Provate a vedere cosa capita aggiungendo anche una sola goccia di un’altra delle sostanze basiche più frequenti nelle nostre case, l’ammoniaca.