Nella prima parte del 1900 l’analisi dell’estramamente piccolo procedeva sempre più spedita, grazie alla formulazione di teorie che mano a mano fornivano dettagli convincenti sulla struttura dell’atomo. Il modello atomico di Rhuterford proponeva un nucleo centrale, capace di respingere particelle alpha, nel quale orbitavano diversi elettroni a seconda del tipo di elemento. Questo modello, inoltre, spiegava perchè elementi differenti si comportavano in modo diverso ma non riusciva a formulare una teoria sull’energia dell’elettrone.
Secondo Rhuterford, infatti, il moto dell’elettrone attorno al nucleo seguiva criteri di fisica classica ma, come ben era risaputo, una qualsiasi carica elettrica in modo accellerato tende ad irradiare energia verso l’esterno. L’elettrone di Rutherford, quindi, dopo una frazione di secondo avrebbe irradiato tutta la propria energia collassando sul nucleo, anche in virtù dell’attrazione elettromagnetica che esso proponeva. Ma l’atomo è stabile e non tende a disintegrarsi se non in determinate condizioni.
Bhor, mediante dei postulati, propose una concezione di atomo rivoluzionaria che, comunque, dava una soddisfacente risposta ai quesiti lasciati aperti da Rutherford. Secondo il modello atomico di Bhor gli elettroni non sono liberi di stazionare attorno all’atomo ma si dispongono su differenti strati secondo il quantitativo di energia da loro posseduto. Gli strati più vicini al nucleo sono quelli a minor energia mentre quelli più lontani richiedono un maggior quantitativo di energia. L’elettrone in orbita poteva essere “promosso” o “retrocesso” ai livelli energetici maggiori o inferiori; se si somministra energia l’elettrone viene promosso a un livello superiore ma la situazione che si crea è instabile e, pertanto, dopo una frazione di tempo retrocede al livello iniziale. Ogni passaggio a livelli energetici inferiori (retrocessione) comporta l’emessione di energia ad una frequenza che varia al variare dell’orbitale coinvolto.
Il modello atomico di Bhor fu il primo passo per le successive teorie della meccanica quantistica che, in un certo senso, avevano il compito di fornire un rimpiazzo valido alla fisica classica, che indaga il macroscopico, per analizzare l’infinitamente piccolo.